Dopo tre anni di mobilitazione e oltre due milioni di firme raccolte nel mondo, grazie anche all’iniziativa lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio, il 7 dicembre scorso, in Corea l’Arte dei Pizzaioli Napoletani è stata riconosciuta patrimonio immateriale dell’Unesco.
Non la pizza in sé, si badi bene né il singolo pizzaiolo, ma l’abilità, il talento, l’insieme di tecniche e accorgimenti acquisiti negli anni e spesso nei secoli, come per le famiglie storiche, atte a produrre quella delizia che è la pizza napoletana, con tutte le emozioni di un te
Non la pizza in sé, si badi bene né il singolo pizzaiolo, ma l’abilità, il talento, l’insieme di tecniche e accorgimenti acquisiti negli anni e spesso nei secoli, come per le famiglie storiche, atte a produrre quella delizia che è la pizza napoletana, con tutte le emozioni di un te
rritorio, di gusti e profumi ad essa legate.
Produzione sottolineata anche da un disciplinare redatto nel 1984 da Antonio Pace e Lello Surace, e che indica le linee guida per una vera pizza napoletana, dai tipi di farina al pomodoro alla lievitazione, alla stesura che dev’essere rigorosamente manuale e la successiva cottura, che deve avvenire in forno a legna alla temperatura max di 480° e per non più di 90 secondi, mantenendo la morbidezza.
Una vittoria quindi non solo per la categoria dei pizzaioli, ma anche per il settore agricolo, grande contributore con i suoi prodotti, alla bontà di un prodotto universalmente conosciuto e purtroppo imitato il più delle volte malissimo.L’11 dicembre scorso presso la sede AVPN a Capodimonte, una conferenza stampa ha festeggiato il riconoscimento, con la presenza delle due principali associazioni di categoria, l’AVPN nella persona di Antonio Pace e l’APN nella persona di Sergio Miccù, Alfonso Pecoraro Scanio di Fondazione Univerde, Gennaro Pasiello, vice presidente Coldiretti, i rappresentanti del comune di Napoli e i tantissimi pizzaioli arrivati da tutta Italia.
Tra i prossimi obiettivi mantenere il riconoscimento raggiunto, quindi vigilare sull’uso improprio del riconoscimento stesso, ad esempio non usare da parte di terzi nome e simbolo Unesco per pubblicizzare la propria attività o il proprio prodotto, la maggiore tutela del consumatore con la difesa della genuinità, la formazione e la promozione del lavoro, con l’intento di far si che i corsi di formazione diventino materia scolastica del settore ufficialmente riconosciuta.
E’ stata inoltre istituita per il 17 gennaio, in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate, patrono dei fornai e di tutti coloro che hanno a che fare col fuoco , la giornata del pizzaiolo.
qui l’album della conferenza.
Una vittoria quindi non solo per la categoria dei pizzaioli, ma anche per il settore agricolo, grande contributore con i suoi prodotti, alla bontà di un prodotto universalmente conosciuto e purtroppo imitato il più delle volte malissimo.L’11 dicembre scorso presso la sede AVPN a Capodimonte, una conferenza stampa ha festeggiato il riconoscimento, con la presenza delle due principali associazioni di categoria, l’AVPN nella persona di Antonio Pace e l’APN nella persona di Sergio Miccù, Alfonso Pecoraro Scanio di Fondazione Univerde, Gennaro Pasiello, vice presidente Coldiretti, i rappresentanti del comune di Napoli e i tantissimi pizzaioli arrivati da tutta Italia.
Tra i prossimi obiettivi mantenere il riconoscimento raggiunto, quindi vigilare sull’uso improprio del riconoscimento stesso, ad esempio non usare da parte di terzi nome e simbolo Unesco per pubblicizzare la propria attività o il proprio prodotto, la maggiore tutela del consumatore con la difesa della genuinità, la formazione e la promozione del lavoro, con l’intento di far si che i corsi di formazione diventino materia scolastica del settore ufficialmente riconosciuta.
E’ stata inoltre istituita per il 17 gennaio, in coincidenza con la festa di Sant’Antonio Abate, patrono dei fornai e di tutti coloro che hanno a che fare col fuoco , la giornata del pizzaiolo.
qui l’album della conferenza.