Acqua di mare (batteriologicamente pura, per uso alimentare), per le Pizze: per rivivere la cultura, la suggestione e il legame del mare col territorio oltre a guardare al futuro tenendo d’occhio la salute, in conformità anche a quanto indicato dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare sull’uso dell’acqua marina per uso alimentare.
Questo, in sintesi il programma presentato in una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi a Eccellenze Campane, e che vede coinvolti il Polo Alimentare, l’azienda pugliese Steralmar con il pizzaiolo Gugliemo Vuolo, partner tecnico e immagine dell’azienda, per il progetto alimentare Alimentare “ SALE, meglio poco…" dell’Università Popolare di Scienza degli Stili di Vita di Trani.L’acqua marina contiene minerali necessari e assimilabili all’organismo umano e trova impiego ragionevole nell’integrare l’alimentazione attuale che è spesso carente di tali elementi nutritivi, o, all’eccesso opposto, troppo ricca di sodio e in questo caso l’impiego di acqua di mare in alternativa al sale può invece aiutare a ridurne l’apporto, secondo le direttive dell’organizzazione mondiale della sanità e l’acqua di mare Steralmar è risultato di una innovazione tecnologica che consente di ottenere un’acqua atta all’uso alimentare senza pregiudicarne le caratteristiche organolettiche o impoverirne il patrimonio prezioso di oligoelementi.Prima di arrivare all’attuale formulazione per l’impasto delle proprie pizze con acqua di mare Riservadimare Steralmar, che potete trovare in esclusiva a Eccellenze Campane, Guglielmo Vuolo ha compiuto studi, ricerche e tentativi al fine di ottenere la lievitazione ottimale, che è di 20 ore a temperatura ambiente, ottenendo un impasto che al primo assaggio può addirittura sembrare sciapo, ma che poi si rivela ben equilibrato, leggero e altamente digeribile, anche in versione “cafona” (con impasto realizzato con Farina Tipo 1 Agugiaro e Figna). Tutte le pizze sono farcite con gli ingredienti selezionati dal Polo Gastronomico ma anche quelli di stagione acquistati direttamente da agricoltori di fiducia secondo una tradizione consolidata in famiglia Vuolo e avviata dal padre Enrico, sul Vesuvio, oltre venti anni fa.
Tre le pizze assaggiate dopo la conferenza, in un percorso guidato dalla giornalista Monica Piscitelli:la classica margherita con San Marzano e bufala, la "Portulaca", con San Marzano essiccato al sole, olive nere, alici di Cetara e una spruzzata di acqua di mare sulla "portulaca" un'insalata (ormai dimenticata) della tradizione contadina campana, e la “Napulia”, d’ispirazione pugliese, con spolvero di farina di grano arso, farcita con tianiello di cozze e patate e bufala in omaggio all’azienda produttrice l’acqua di mare.